«Tutto è cominciato qualche anno fa. I miei hanno sempre avuto casa da queste parti. D’accordo che con i genitori si sta bene, ma ormai con tre bambini sentivamo l’esigenza di uno spazio tutto nostro», racconta. Bene, il problema? «Di case non ce n’erano, e ne abbiamo cercate, glielo garantisco…». Com’è andata? «Ci ha aiutato il caso. A un certo punto i vicini dei miei genitori hanno suddiviso la proprietà per darne una parte a ogni figlio. A uno di loro il terreno non interessava e quindi ci siamo fatti avanti», dice la signora Lanel.
Comprato il terreno bisognava trovare qualcuno che progettasse una casa grande, piena di stanze e di comfort. È a questo punto che il signor Lanel si mette a sfogliare svariate riviste di design e architettura. Alla fine la scelta cade sullo studio AFGH di Zurigo. Alla coppia piace il segno pulito e scarno di Andreas e Gabrielle Fuhrimann, grandi sostenitori delle architetture in cemento, al limite del brutalismo ma piene di grazia. Li contattano per un sopralluogo che li lascia entusiasti.
I Lanel danno loro carta bianca, senza fare i conti con i rigidi vincoli paesaggistici imposti dal comune di Cordon. «Il primo progetto che ci hanno presentato era interamente in cemento, davvero bellissimo. Peccato sia stato subito bocciato», dice Isabelle. La sovrintendenza di Cordon esige che le nuove costruzioni restino il più possibile tradizionali, quindi è necessario trovare un’altra soluzione. «Non ci siamo arresi del tutto», racconta Carlo Fumarola, tra i progettisti. «Invece che ispirarci al classico chalet che balza con immediatezza nell’immaginazione, siamo andati a pescare tra le architetture agricolo-industriali della zona. Ci siamo rifatti più alla struttura delle stalle e dei fienili che a quella delle abitazioni vere e proprie, forse considerate ‘meno belli dal comune, ma sicuramente più in linea con la nostra idea di progetto».
Così, una volta ottenuta l’approvazione per la struttura esterna, si scatenano con gli interni. «Abbiamo capovolto la costruzione», continua Fumarola. Se fuori il tetto spiovente, i balconi e il legno rimandano alla montagna, dentro il mood è molto metropolitano. Per il piano di lavoro della cucina su disegno scelgono il cemento armato «più grezzo disponibile, quello che di solito si riveste» (lo dice con una punta di orgoglio) e lo abbinano alla lacca rosa dei pensili.
Rivestono soffitti e muri con legno compensato grezzo, di solito poco usato nelle abitazioni («ha presente quel legno che si usa per imballare?»), le sedie sono Muji, niente di più essenziale, sospensioni di gusto svedese. Nient’altro, pochi i materiali, di grande durevolezza e di impatto visivo. Lo stesso per le quattro camere da letto al piano superiore, fatte soltanto di legno e di una vista incredibile. «Sì, una fortuna impagabile, tutta la zona notte guarda dritta al Monte Bianco»...www.afgh.ch
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